SEO | 5 -SEO E FATTORI DI RANKING

fattori di ranking sono gli elementi che influenzano in modo determinante il posizionamento di un sito web nei risultati dei motori di ricerca.

Sono un insieme di parametri che attraverso all’algoritmo di calcolo definiscono quale sia la pagina web più rispondente alla ricerca effettuata dall’utente sul motore di ricerca.

I fattori di ranking sono circa 200, e ognuno di loro ha una sua specifica influenza all’interno dell’algoritmo di calcolo che determina il posizionamento di un sito web nelle SERP di Google.

 Ecco una guida esaustiva: https://www.seozoom.it/la-guida-ai-200-fattori-di-ranking-su-google/

 e una riassuntiva https://it.semrush.com/blog/fattori-seo-ranking-piu-importanti-per-il-posizionamento-su-google/

Alcuni fattori di ranking principali:

Fattori di ranking del dominio

Per alcuni fattori riguardanti il dominio, ci sono delle discrepanze tra le dichiarazioni ufficiali di Google e le sperimentazioni degli esperti SEO, non è quindi ben chiaro cosa influenza la SEO e cosa no, ecco alcuni di questi fattori.

  • Anzianità del dominio: Google ha ufficialmente detto che non è un fattore di ranking, tuttavia, se un dominio ha uno storico, è molto più semplice determinarne l’autorevolezza, che è appunto un fattore di posizionamento.
  • Query presente nel nome del dominio: potrebbe aiutare l’algoritmo di Google a capire l’argomento trattato nella pagina, ma, ufficialmente, è una pratica che viene scoraggiata da Google stessa, dopo l’introduzione dell’algoritmo EMD (Exact Match Domain).
  • Estensione del dominio: non è ufficialmente un fattore di ranking di Google, però può aiutare il posizionamento della pagina, perché comunica a Google il paese da cui essa proviene.
  • Autorità del dominio: è l’autorità di un sito web rispetto all’argomento trattato al suo interno. Un sito è autorevole quando ha contenuti di qualità, punta a risorse esterne pertinenti e autorevoli a loro volta, cercando di ricevere altrettanti collegamenti in ingresso.

Fattori on site

L’ottimizzazione SEO on page riguarda molti aspetti, alcuni dei quali non sono veri e propri fattori ranking utilizzati da Google ma buone pratiche SEO, ecco quali sono.

  • Lo sviluppo di un’architettura del sito logica e fluida
  • Aggiornamenti tecnici del sito costanti
  • URL leggibili e ottimizzati
  • Utilizzo delle Sitemap (mappa dei contenuti, mappa dei video, mappa delle immagini, mappa degli autori)
  • Utilizzo del file Robots
  • Utilizzo dei meta tag influenti per il posizionamento SEO come tag title, meta description, heading, meta open graph e meta tag specifici (non influenti) come, ad esempio, quelli per le PWA e per specifici dispositivi o sistemi operativi
  • Internal Linking
  • External Linking (nofollow, ugc, sponsored, noopener, noreferrer)
  • Certificato SSL
  • Presenza di pagine Termini e Privacy
  • Presenza dei Breadcrumb
  • Ottimizzazione Mobile
  • Usabilità del sito
  • Utilizzo di Analytics e Search console
  • Utilizzo dei Dati Strutturati – Microdati
  • Correzione degli errori tecnici come le pagine 404

A livello di contenuti:

  • Il tag title: è il titolo delle pagine web che appaiono nelle SERP, deve contenere la focus keyword e deve stare nei 70 caratteri per essere completamente visibile all’utente.
  • Il tag meta description: è il testo che appare sotto il title, non influenza in modo diretto l’algoritmo di ranking ma se accattivante e se contiene la focus keyword, contribuisce ad aumentare il CTR (Click Through Rate) della pagina.
  • Keyword prominence: la parola chiave deve trovarsi all’inizio in una determinata porzione di pagina e negli elementi più importanti della pagina, title, heading tag, alt tag e nomi file delle immagini, URL della pagina, meta description.
  • Keyword density e keyword frequency: La Keyword density è la concentrazione in percentuale della parola chiave in una pagina in relazione al numero totale di parole, questa non deve essere troppo alta in quanto potrebbe essere interpretata dal motore di ricerca come una forzatura e causare penalizzazioni. La Keyword Frequency è un valore assoluto che indica il numero di occorrenze della parola chiave, anche in questo caso non bisogna esagerare nella ripetizione della parola chiave per evitare il Keyword Stuffing.
  • Keyword proximity: è la vicinanza delle parole chiave che compongono la frase chiave ed è un valore che ha a che fare con le eventuali query di ricerca effettuate dall’utente.
  • Ottimizzazione delle immagini: i tag title alt e il nome file delle immagini devono contenere la focus keyword o le sue correlate.
  • I tag di heading: il tag H1 deve contenere la focus keyword, i tag H2 e H3 la focus keyword o le correlate.
  • L’URL della pagina: deve essere breve e chiaro, seguendo la struttura dominio/focus keyword.
  • Presenza della Table of contents: una pagina con indice dei contenuti facilita l’utente nella navigazione, ma soprattutto serve al motore di ricerca per analizzare meglio i contenuti presenti in pagina.
  • Link in uscita: come anticipato nel paragrafo precedente, puntare a risorse esterne pertinenti e autorevoli aumenta l’autorità del dominio, aiutando il posizionamento.
  • Ottimizzazione mobile: ormai la maggior parte del traffico internet arriva dai dispositivi mobile. Non importa se riprogettata da zero o adattata da una versione desktop, ogni pagina web deve funzionare bene anche su dispositivi mobile.

Fattori SEO off site

Sono fattori di ranking indiretto che dipendono da quello che c’è all’esterno della pagina web. I backlink sono il fattore di ranking più importante per Google!

In linea di massima:

  • Il numero di Link
  • La qualità dei Link
  • Attributi No Follow / Do Follow
  • L’anchor-text
  • La pertinenza;
  • La qualità e l’attinenza della Landing Page.
  • e poi i backlinksono uno dei fattori SEO più importanti. Una pagina web ha un backlink quando un’altra pagina esterna si collega ad essa tramite un link. Questo link può essere un testo, chiamato anchor text, o può essere un oggetto cliccabile, come un’immagine o un bottone. Google considera come fattore di ranking il numero dei domini e delle pagine che linkano, l’autorevolezza del dominio e della pagina da cui proviene il link, gli anchor text dei backlink, l’attributo title del link, i link alla homepage, link da siti con indirizzo IP e C-Classi diversi e altri ancora. Ricevere un link in entrata non è sempre un beneficio. Il link entrante può essere innaturale e forzato, non mostrando un reale interesse o pertinenza rispetto alla pagina ricevente, ma fatto solo per manipolare l’algoritmo di Google. In questi casi viene penalizzato sia chi manda il link sia chi lo riceve, per questo, prima di pubblicare una pagina, è bene analizzare tutti i backlink tramite appositi strumenti, ed eliminare i link ritenuti nocivi. Per disconoscere i link entranti tossici, Google mette a disposizione il suo Disavow Tool, che è parte di Google Search Console.
  • Link reciproci: è necessario evitare link reciproci con altri siti, Google potrebbe penalizzare questa pratica perché i link devono essere naturali.
  • Segnali social: Se una pagina web è popolare sui social, maggiori sono le possibilità che venga condivisa, generando, quindi, dei backlink naturali alla pagina. Dunque, sebbene i segnali social non siano un fattore di ranking ufficiale, hanno comunque effetti positivi su un sito
  • Eventuali informazioni su Google My Business, il servizio di Google per la localizzazione delle attività

LA USER EXPERIENCE COME FATTORE DI RANKING

Da quando Google ha introdotto l’algoritmo RankBrain per l’analisi delle pagine, la User eXperience (UX) è diventata un fattore di ranking. La UX rappresenta il grado di soddisfazione dell’utente dopo che ha visitato una pagina web. Esistono delle metriche molto precise che misurano l’esperienza dell’utente e che Google valuta come fattori di ranking. Ecco quali sono.

  • Tempo di permanenza: è il tempo medio di permanenza dell’utente su una pagina. Un valore di pochissimi secondi indica un problema, per esempio, una pagina scomoda da consultare o che non risponde all’intento di ricerca dell’utente. Al contrario, un valore molto alto, indica una pagina pertinente, piacevole ed esaustiva.
  • Il CTR: è il rapporto tra il numero di click sulla pagina e le sue impressions (il conteggio delle volte che la pagina appare in una SERP). Se il CTR è alto, è probabile che il solo rich snippet abbia incuriosito l’utente e risposto alla sua domanda.
  • Frequenza di rimbalzo: indica quante volte l’utente ha cliccato sulla pagina nella SERP ma poi ha smesso di interagire con la pagina stessa. Se il valore è alto, può indicare un problema sulla pagina.
  • Pogo Sticking: misura un evento molto preciso, cioè quando l’utente clicca su un risultato nella SERP, torna subito indietro e clicca su un’altra pagina, sempre in quella SERP. Indica che l’utente è rimasto insoddisfatto della prima pagina ed è tornato indietro per cliccarne un’altra.

Per posizionarsi tra i primi risultati, Google non considera più soltanto gli aspetti prettamente di SEO, ma anche altri fattori. Uno di questi è l’esperienza utente. Con l’User Experience (UX) si va oltre alla semplice progettazione dell’interazione perché l’utente viene messo al centro nel processo stesso. L’interazione che l’utente ha con il prodotto dev’essere considerata come piacevole e fruibile nei migliore dei modi. Lato SEO questo significa che se i contenuti risultano obsoleti e difficilmente fruibili saranno considerati come inefficaci.

La Page Experience è un fattore di posizionamento su Google che comprende tutti gli aspetti di UX su una determinata pagina del sito web, compresi la facilità d’uso da mobile, la velocità di caricamento delle pagine e le sue prestazioni secondo i Web Core Vitals di Google. Se i siti web rispettano e soddisfano gli utenti attraverso un’eccellente Page Experience, vengono posizionati tra i primi risultati della SERP di Google. Questo perché Google preferisce dare visibilità ai siti con ottime performance e per poi classificare le varie pagine utilizzando nuovi criteri che vanno oltre al solo contenuto presente sulla pagine.

Google nel 2021 ha stabilito i Core Web Vitals, nuovi indicatori utili a misurare la percepibilità degli utenti sui siti che visitano.

Approfondisci: https://it.semrush.com/blog/cosa-sono-i-core-web-vitals-e-come-cambiano-la-seo/

I Core Web Vitals sono una bussola per capire le performance del sito in chiave SEO. Sono tre metriche cruciali per Google, che indicano quanto un sito è veloce, reattivo e stabile. Ottimizzali e vedrai i tuoi utenti sorridere mentre navigano tra le tue pagine!

LCP – Largest Contentful Paint – misura il tempo di caricamento dell’elemento di contenuto visibile più grande all’interno della pagina. Bisogna garantire un punteggio LCP inferiore a 2,5 secondi dall’inizio del caricamento;

FIS – First Input Delay – misura il tempo che passa tra la prima interazione dell’utente all’interno di una pagina e il momento in cui il browser realmente risponde. Il valore FID dovrebbe essere inferiore a 100 millisecondi;

CLS – Cumulative Layout Shift – misura la stabilità visiva di una pagina, quindi tutti gli spostamenti che non sono previsti. Il punteggio per garantire una migliore esperienza utente dev’essere inferiore a 0,1.

qua sotto i web vitals sulla Google Search Console:

Cosa fare per migliorare i core web vitals in ottica seo?

  • Ottimizzazione delle immagini: comprimi le immagini senza sacrificare la qualità, usa i formati moderni e carica solo quelle necessarie [URL non valido rimosso].
  • Minificazione di codice CSS, HTML e JavaScript: elimina spazi bianchi e codice superfluo per snellire le pagine
  • Leveraging del browser cache: sfrutta la cache del browser per velocizzare il caricamento di elementi statici come immagini e CSS

3. Caricamento fulmineo:

  • Scegli un hosting performante: un hosting affidabile con tempi di risposta rapidi è fondamentale
  • Utilizza un Content Delivery Network (CDN): distribuisci i tuoi contenuti su server in tutto il mondo per ridurre la latenza e migliorare i tempi di caricamento
  • Ottimizza il tempo di risposta del server (TTFB): riduci il tempo necessario al server per elaborare le richieste

4. Interattività senza intoppi:

  • Ridurre il JavaScript non necessario: elimina script non utilizzati o che bloccano il rendering della pagina
  • Ottimizzazione del caricamento delle risorse: carica in modo asincrono script e CSS non essenziali per il primo caricamento della pagina [URL non valido rimosso].
  • Lazy loading di immagini e video: carica questi elementi solo quando sono visibili all’utente

5. Layout stabile come una roccia:

  • Evita i font non ottimizzati: utilizza solo font web caricati in modo asincrono o precaricali
  • Attenzione alle immagini di grandi dimensioni: riduci le dimensioni delle immagini di grandi dimensioni e ottimizzale per il web
  • Non forzare il layout con CSS: evita di utilizzare overflow: hidden o position: fixed per forzare il layout, in quanto possono causare salti indesiderati

Come migliorare la UX per il SEO

Nel contesto della SEO, le metriche comportamentali misurano il coinvolgimento dell’utente e la pertinenza del contenuto di una pagina rispetto all’intento di ricerca dell’utente. Per diventare una risorsa user-friendly e rafforzare il suo posizionamento nei motori di ricerca, una pagina web deve essere ottimizzata per questi indicatori di design UX di qualità. In questo modo, UX e SEO condividono un obiettivo comune: ottimizzare l’esperienza utente di un sito web.

Diamo un’occhiata ad alcune importanti metriche UX quando si tratta di SEO.