Lezione 1 – Fisica dell‘immagine, immagine analogica e digitalizzazione dell’immagine

L’immagine?

Un’immagine, in maniera molto generale può essere definita come un’area con una determinata distribuzione di colori.
Ogni punto di un’immagine è caratterizzato da una particolare grandezza fisica, il colore, che corrisponde alla frequenza e all’intensità della radiazione elettromagnetica che quel punto emette o riflette.

Quando dobbiamo pensare di elaborare un’immagine tramite computer dobbiamo ragionare su più questioni:

    1. cos’è un’immagine per un computer?
    2. quali dispositivi permettono di trasformare l’immagine “analogica” in un’immagine digitale, cioè definita da bit e leggibile dal computer?
    3. come vengono elaborati e rappresentati i colori?

L’immagine – lo Spettro Luminoso

Il colore è una grandezza complessa caratterizzata dall’intensità della radiazione elettromagnetica emessa in corrispondenza delle frequenze dello spettro del visibile

IL COLORE

  • E’ una piccolissima porzione delle onde elettromagnetiche che arrivano sulla Terra!
  • E’ un intervallo di lunghezze d’onda dello spettro visibile:
    • da 380 nm (nanometri), luce violetta
    • a 760 nm, luce rossa
  • Sotto i 380 nm, raggi ultravioletti (non visibili)
  • Sopra i 760 nm, raggi infrarossi (non visibile)
  • Fino ad 1 nm percepiamo le onde elettromagnetiche come calore

L‘immagine analogica (l’immagine come segnale continuo)

Un’immagine analogica è composta da migliaia di pigmenti colorati che, messi uno vicino all’altro, ci danno l’impressione degli oggetti che compongono. Questi punti disposti in modo irregolare diventano visibili se ingrandiamo  molto qualche dettaglio dell’immagini e vengono indicati con il nome di grana.

L’immagine è un segnale, cioè una grandezza che varia in un dominio. Nel caso dell’immagine è il dominio dello spazio.

Ciò che varia è l’intensità luminosa nello spazio. Ogni punto della grana dell’immagine è caratterizzato da una variazione di intensità luminosa rispetto al punto precedente.

Percepiamo quesa variazione come continua, quindi non distinguiamo le differenze di luminosità dei singoli punti. Per essere interpretata da un computer quindi, dovrà essere rielaborata attraverso un sistema che definisce ogni singola variazione attraverso dei numeri.

La digitalizzazione infatti non è quindi altro che rendere “discreto” – “numerico” – un segnale continuo, analogico.


In generale, un segnale analogico non è altro è una rappresentazione o una trasformazione di una grandezza fisica tramite una sua “analoga”. Il digitale si riferisce ad un segnale o più in generale ad un’informazione espressa attraverso i numeri (digit: numero).

La digitalizzazione dell’immagine: i pixel

Per rendere un’informazione comprensibile da un computer è necessario esprimerla sotto forma di una sequenza di 0 e 1. Questa numerizzazione è la digitalizzazione e vale per qualunque forma di forma di informazione (testi, immagini, audio, video..).

La digitalizzazione di un’immagine è quindi un processo di discretizzazione, cioè un meccanismo che assegna un valore numerico ad ogni “punto” dell’immagine.

Un’immagine digitale è quindi la rappresentazione bidimensionale tramite una serie di numeri che ne descrivono le qualità distintive: dimensione e colore.

Ogni punto a cui assegnare un valore numerico che definisce l’intensità luminosa (il colore) è detto pixel.

Il pixel non ha una dimensione fisica predefinita (varia da periferica a periferica) ma è l’unità minima gestibile dal computer sul monitor.

Quando digitalizziamo un’immagine è come se sovrapponessimo una griglia quadrata ad un’immagine analogica: i pixel sono quadratini risultanti di questo processo di grigliatura.

Ogni quadrato della griglia darà origine ad un pixel con un colore preciso.
Immaginiamo di associare un colore ad un valore numerico. Ad esempio prendiamo in considerazione una scala di grigi che vanno da 0 = nero a 255 = bianco e assegniamo un valore corrispondente più vicino alla scala di grigi:

1) Sovrapposizione di una griglia quadrata all’immagine
2) ad ogni quadratino della griglia assegnamo il valore della scala di grigi più vicino possibile al suo colore originale
3) associamo ad ogni quadratino della griglia (il pixel!) il valore numerico relativo alla propria approssimazione di colore (256 valori, cioè 256 colori o meglio 256 colori della scala di grigio)
4) convertiamo in numeri binari (0 e 1 comprensibili al computeR) ogni valore numerico associato ai pixel

L’immagine di partenza si è trasformata in una sorta di mappa composta di 0 e 1, in cui ogni quadratino risultante della grigliatura dell’immagine è ora rappresentato da una seguenza di 0 e 1 che il computer riconoscerà come il colore di quel pixel.

La digitalizzazione di un’immagine è divisa in tre fasi:

CAMPIONAMENTO
QUANTIZZAZIONE
CODIFICA

Il campionamento

La girglia utilizzata per “mappare” e “discretizzare” l’immagine è chiamata griglia di campionamento e definisce il meccanismo di campionamento dell’immagine.

L’assegnazione di un valore numerico ad ogni pixel e corrispondente ad un colore è chiamata quantizzazione cromatica.

La traduzione del valore numerico concernente il colore del pixel in una specifica sequenza di bit è chiamata codifica.

Il campionamento definisce il numero totale di pixel dell’immagine.
I pixel che compongono un’immagine rappresentano la dimensione dell’immagine stessa.
La dimensione esprime quindi il numero di pixel orizzontali e verticali dell’immagine, ad esempio 800 x 600 pixel.

5-digital4

La quantizzazione cromatica definisce invece il numero di colori dell’immagine (la si vedrà in seguito).

Il campionamento: dimensione, grandezza e risoluzione

La dimensione dell’immagine è data quindi dai valori x e y della griglia di campionamento.
La grandezza è la dimensione in stampa e dipende dalla dimensione in pixel e dalla risoluzione in uscita.

Riso

La risoluzione è invece una qualità dell’immagine che dipende dal dispositivo utilizzato per campionarla ed è una misura di densità: più è fine la griglia di campionamento più è alta la risoluzione e definita l’immagine.

La risoluzione si misura in punti su cm o punti su pollice (dot per inch, o DPI o PPI, pixel per inch).

La risoluzione si misura in punti / cm o in punti / pollice e definisce il numero di punti che sono contenuti in un centimetro o in un pollice (2,54 cm).
La risoluzione è quindi, come detto, una misura di densità.

72ppi-300ppi

Quando si cambia la risoluzione di un’immagine, in pratica si sta indicando quanti pixel si vogliono stampare in ogni pollice quadro.

Il concetto di risoluzione è quindi legato a quanto sono fitti i punti che visualizziamo.

La risoluzione è una qualità intrinseca dell’immagine o dei supporti che la visualizzano: è la dimensione che cambia a seconda del dispositivo di output.
Questo significa che un’immagine 640×480 pixel avrà misure (in cm) differenti a seconda del supporto su cui è visualizzata e a seconda delle caratteristiche del supporto stesso.
-> Varierà la grandezza del singolo pixel.
-> Varierà lo spazio occupato dall’immagine sullo schermo (o sul supporto scelto).

In stampa tutto deriva da come viene effettuata la stampa di un’immagine sulla carta. Le stampanti, per rappresentare l’immagine, applicano un puntino di inchiostro uno davanti all’altro (lo noti anche guardando la barra della stampante che corre da destra a sinistra in continuazione mentre stampa l’immagine).

Ecco allora che entra in gioco il parametro dei DPI o PPI

Se si imposta un’immagine a 300 DPI si sta comunicando alla stampante di rappresentare l’immagine applicando, come visto in precedenza, 300 punti ogni 2,5 centimetri..

Ma che succede se si varia questo parametro  per stampare una foto a a 150 PPI? Succede che l’immagine verrà stampata al doppio delle dimensioni: infatti 300 diviso 150 è uguale alla misura di 20 Pollici, che corrispondono a circa 50 centimetri. Se la dimensione della stampa cambia, quindi, non si sta ridimensionando l’immagine ma riorganizzando e ridistribuendo diversamente i pixel esistenti.

Il parametro dei DPI o PPI permette di definire la grandezza della foto stampata. Per questa ragione, per conoscere la grandezza in stampa, è opportuno conoscere sia i “megapixel dell’immagine” che la risoluzione in DPI.

Retina display?

About the Super Retina display and Super Retina XDR display on your iPhone - Apple Support

Il Retina è un sistema utilizzato da Apple a partire dall’iphone 4 che raggiunge valori più alti di ppi.

Prima la maggior parte dei monitor aveva una risoluzione standard che può essere 72 dpi o 96 dpi. I pixel per pollice accesi sul dispositivo sono così tanti che la retina umana non è in grado di distinguerli (anche se dipende dalla distanza con cui questi pixel si osservano.. più avvicino lo sguardo e più dovrei aumentare i ppi per non rendermi conto delle differenze fra i pixel, fino alla teorica risoluzione di 300ppi).

Si è scoperto che c’è un numero magico intorno ai 300 pixel per pollice che, se si tiene qualcosa a circa 30 centimetri di distanza dagli occhi, è il limite massimo da cui la retina umana riesce a distinguere i pixel. Da una distanza abbastanza grande, tutti i display alla fine diventano retina.

Steve Jobs

In pratica quindi un Retina Display mostra molti più pixel in altezza e la larghezza nello stesso spazio fisico.

http://www.mrwebmaster.it/web-design/siti-web-ottimizzati-retina-display_11898.html

Retina Display: https://www.starbytes.it/blog/web-design-retina-display/

72 dpi ad esempio, significa che visualizzano 72 pixel per pollice.

Un’ipotetica immagine quadrata di 72 pixel salvata a 72dpi verrà visualizzata a monitor su un pollice quadro e stampata a 2,54 x 2,54 cm

La stessa immagine 72×72 pixel a 144 dpi occuperà su monitor sempre 72 pixel (e quindi lo spazio visivo occupato sarà lo stesso dell’immagine precedente!) ma stampata misurerà mezzo pollice quadro, cioè 1,27cm x 1,27cm .. perché i punti saranno più piccoli della metà!

Un’immagine 300×200 a 72 dpi occuperà in stampa lo spazio di 300/72 pollici x 200/72 pollici.

Quindi possiamo affermare che dal numero di pixel di cui è composta l’immagine e dalla sua risoluzione (densità) dipendono dimensioni fisiche in stampa.

Il Ricampionamento

Se raddoppio  i dpi l’immagine che succede?

Ho due possibilità: posso ricampionare l’immagine e raddoppiare il numero di pixel per ottenere un’immagine in stampa della stessa dimensione dell’originale o tenere il numero di pixel uguale ma ottenere, in stampa, un’immagine che occupa metà spazio rispetto all’originale (ma è più definita!).

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Risoluzione delle immagini, risoluzioni dei monitor

I pixel delle immagini sono un modo per rappresentare l’immagine, mentre i pixel del monitor sono un modo per visualizzare i dati dell’immagine.

Ogni monitor ha una sua specifica densità di PIXEL PER POLLICE (PPI), che di solito non può essere variata come avviene in una stampante. 

Un file digitale di 3000 pixel di lato visualizzato a video avrà una dimensione diversa in base al monitor che si sta usando. Con un monitor composto da 300 Pixel per Pollice l’immagine, ingrandita al 100%, avrà una dimensione di 25 centimetri circa: 3000/300 = 10 inch, cioè 25 cm.

Il monitor mostrerà l’immagine sempre uguale anche se le cambio i PPI, questo perché il monitor non è in grado  di cambiare la densità con cui visualizza i pixel.

Una foto realizzata a 24 megapixel verrà visualizzata molto più in grande di una foto da 6 megapixel ma non necessariamente più definita.

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Nota

Nel web si ragione per PIXEL. Chi chiede un’immagine da usare sul proprio sito web, dovrà indicari quali sono le dimensioni in pixel che gli servono, non la risoluzione in PPI

Vuoi approfondire? 

https://tecnicafotografica.net/blog/cosa-sono-i-dpi-e-ppi-e-a-cosa-servono-nelle-foto-digitali/

Grandezza schermo: 15 pollici
Dimensione e risoluzione immagine: 1024 x 768 pixel – 72 dpi
Risoluzione monitor: 1024 x 768
Dimensione in stampa: 14,2 x 10,6 pollici

L’immagine riempie tutto lo schermo

Grandezza schermo: 20 pollici
Dimensione e risoluzione immagine: 1024 x 768, 72 dpi
Risoluzione monitor: 1024 x 768
Dimensione in stampa: 14,2 x 10,6 pollici

L’immagine riempie tutto lo schermo ma i singoli pixel sono più grandi. In stampa è uguale a quella visualizzata sullo schermo di 15 pollici

Grandezza schermo: 20 pollici
Dimensione e risoluzione immagine: 800 x 600, 72 dpi
Risoluzione monitor: 1024 x 768
Dimensione in stampa: 11,1 x 8,3 pollici

L’immagine non riempie tutto lo schermo

Grandezza schermo: 20 pollici
Dimensione e risoluzione immagine: 1024 x 768, 72 dpi
Risoluzione monitor: 800 x 600
Dimensione in stampa: 11,1 x 8,3 pollici

Lo schermo non riesce a contenere tutta l’immagine

Tipi di risoluzione

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Ancora sul ricampionamento (cambiare la risoluzione di un’immagine)

Se raddoppio la risoluzione in DPI avrò due possibilità:

  • con ricampionamento: con  questo metodo aggiungo dei Pixel all’immagine che aumenta la sua dimensione (in px) ma mantengo la stessa dimensione in centimetri dell’immagine in stampa. Cosa cambia? La densità dei punti in stampa, che raddoppia! Denso non significa per forza più definito: il ricampionamento è un processo per cui un algoritmo aggiunge dei pixel “inventandoli” ex novo (cioè non presenti sull’originale!).
  • senza ricampionamento: in questo modo non aggiungo Pixel all’immagine che rimane della stessa dimensione. In stampa occuperà metà della sua grandezza originale ma con con una doppia densità di stampa (in questo caso l’immagine è realmente più definita ma più piccola).

Nota

Si può avere un’immagine di alta qualità nel web? L’alta risoluzione nel web ha poco senso. L’importante è avere un’immagine definita e non sgranata, con un sufficiente numero di pixel, con una buona profondità di colore.

E monitor Retina?
I display HiDPI e Retina (Apple) consentono di visualizzare più pixel sullo schermo. Il risultato è che le immagini vengono visualizzate in modo più nitido; tuttavia, esse potrebbero risultare più piccole rispetto a come verrebbero visualizzate su altri monitor!

ESERCIZIO:

Ho un’immagine su computer: 300×500 pixel a 300 dpi. Qual è la grandezza dell’immagine in stampa?
Se trasformo l’immagine a 72 dpi senza ricampionarla che succede?
E se la ricampiono?

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Risposte al quesito

Dimensione di stampa?

300px/300dpi = 1 inch = 2,54 cm
500px/300dpi = 1,6 inches = 4,23 cm

Se la trasformo in un’immagine a 72 dpi e non la campiono i pixel rimangono invariati ma su stampa l’immagine verrà molto più grossa

Se la ricampiono la grandezza in cm rimane invariata ma poiché la densità di pixel e molto più bassa e lo spazio disponibile in stampa è lo stesso avrò bisogno di meno pixel! (che infatti verranno cancellati)

Quantizzazione Cromatica

Quantizzazione cromatica: assegnazione ad ogni pixel di valori finiti di intensità luminosa.

Valori dipendono dal numero di bit: N bit = 2n valori
L’immagine 24×32 pixel è quantizzata a 16 colori.

11-quantizzazioni

I possibili colori utilizzabili dipendono quindi dal numero di bit utilizzati: N bit = 2n valori

12-quantizzazioni2

Avendo a disposizione una tavolozza di 16 colori assegno al pixel corrispondente il colore disponibile più vicino al colore originale dell’immagine.
L’immagine digitale sarà sempre quindi un’approssimazione dell’immagine reale

La quantizzazione cromatica definisce infatti la profondità di pixel, cioè il numero di colori possibili per ogni pixel. E’ un valore che dipende quindi dal numero di bit utilizzati per codificare il colore di ciascun pixel.
Un bit può essere 0 – 1 , bianco o nero (ad esempio!). Un bit: due combinazioni!

Se ad ogni pixel posso assegnare due bit, ad esempio, quante configurazioni potrò ottenere?

13-codifica

Ogni pixel occuperà 2 bit!

E con 8 bit? Quante combinazioni di colori posso ottenere?
00000001
00000010
0000100     –> 2 8 combinazioni = 256 colori. Ogni pixel occuperà 8 bit, 1 byte.

Quantizzazione cromatica – Esercizio

L’occupazione di memoria

Stampa 10×15 cm
Risoluzione 300 dpi
Profondità di colore: 24 bit per pixel

Risposte al quesito

Intanto.. la profondità di colore a 24 bit (3 bytes) significa 224 combinazioni possibili di colori per pixel
10 x 15 cm = 3.94 x 5.91 inches
300 x 3.94 = 1182 pixel
300 x 5.91 = 1772 pixel
Pixel totali: 1772 x 1182 = 2.095.686 pixel
Peso totale: 2.095.686 x 3 byte (24 bit) = 6.287.058 bytes
Quasi 6 mega!

Schermata 2016-01-21 alle 16.11.29

L’intervallo compreso e la massima intensità di ogni colore presente nell’immagine originale viene suddiviso in un certo numero di livelli. Maggiore è tale numero, migliore è la precisione con cui il colore è definito.
Un valore tipico è 256 livelli di colori (2 8), corrispondenti all’utilizzo di 1 byte per ogni pixel.

Il tipo di immagine digitale che abbiamo analizzato sino ad ora è chiamato Raster o Bitmap.
Le immagini raster o bitmap sono composte da una matrice di pixel.


L’immagine Vettoriale

Schermata 2016-01-21 alle 16.11.43 Esiste un altro tipo di immagine digitale: l’immagine vettoriale.
Nella grafica vettoriale un’immagine è descritta mediante un insieme di primitive geometriche che descrivono punti, linee, curve e poligoni quali possono essere attribuiti colori e sfumature.

L’immagine vettoriale fa parte quindi di un mondo completamente differente rispetto all’immagine raster-bitmap: non viene definita attraverso una grigliatura e non è quindi composta da pixel a cui vengono associati bit!

I principali vantaggi della grafica vettoriali rispetto alla raster sono:

      • la scalabilità: l’immagine vettoriale non si deteriora se viene scalata o modificata
      • la possibilità di elaborarne la forma e il colore attraverso punti di controllo
      • il peso dell’immagine vettoriale non dipende dalla dimensione di stampa

La grafica vettoriale, essendo definita attraverso equazioni matematiche è indipendente dalla risoluzione mentre la grafica raster se viene ingrandita o visualizzata su un dispositivo dotato di una risoluzione maggiore di quella del monitor perde di definizione.

La grafica vettoriale ha tuttavia diversi svantaggi.
Non può approssimare bene un’immagine fotografica come la grafica bitmap. Se per figure piatte o con cromie ristrette è indicata non lo è affatto, appunto, per immagini fotorealistiche.
Viene perlopiù utilizzata per la realizzazione di figure geometriche, iconografiche quali loghi, illustrazioni, disegni architettonici-topografici..

Poiché un’immagine vettoriale è la risultante di formule matematiche, una grafica molto complessa può essere molto corposa e richiedere l’impiego di un numero molto elevato di processi per essere modificata (più è attinente è al reale più richiede calcoli!)

Raster_VS_Vector-LogoGeek


Schermata 2016-01-21 alle 16.11.59

Software per l‘elaborazione dell’immagine

Gimp o Photoshop?

GIMP e Photoshop sono entrambi programmi di manipolazione delle immagini basati su raster. GIMP è gratuito e Open Source, Photoshop a pagamento.

In molti blog si definiscono le differenze fra i due software. Oggi GIMP può essere considerato a tutti gli effetti un software di fotoritocco professionale (quasi) al pari di Photoshop. Nelle agenzie e negli uffici professionali, tuttavia, lo standard è ancora il software Adobe.

Photoshop prova gratuita  https://www.adobe.com/it/products/photoshop.html#

GIMP Download: https://www.gimp.org/downloads/

GIMP e Photoshop: un confronto completo (versione articolo) - Davies Media  Design

Questo articolo è veramente esauriente: https://daviesmediadesign.com/it/gimp-vs-photoshop-una-versione-completa-dell%27articolo-di-confronto/

Dimensione, risoluzione ..in Photoshop

Tutti i concetti espressi sono parte integrante dei meccanismi dei software di elaborazione digitale dell’immagine..

Come si può notare dalla finestra “Dimensione immagine” di Photoshop se non ricampiono l’immagine, la grandezza rimane invariata mentre varierà il numero di pixel totali.
Se ricampiono l’immagine il numero di pixel totali rimane invariato mentre cambierà la grandezza dell’immagine


L’INTERFACCIA DI PHOTOSHOP e LA DIMENSIONE DELLE IMMAGINI

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Photoshop CC 2018 (la disposizione degli strumenti è la stessa da molti anni!)

photoshop cc2018

RISOLUZIONE E RICAMPIONAMENTO

Il ricampionamento è una modalità di trasformazione della risoluzione dell’immagine che modifica la quantità di pixel dell’immagine stessa, aumentando o diminuendo le informazioni presenti nell’immagine.

Il ricampionamento verso il basso (riduzione del numero di pixel, downsampling), elimina dele informazioni dall’immagine, il ricampionamento veros l’alto, upsampling, aggiunge nuovi pixel.

Il ricampionamento verso l’altro piò causare un deterioramento della qualità dell’immagine perché l’algoritmo deve aggiungere nuovi pixel che prima non c’erano.

2image-sizeAumentare la risoluzione dell’immagine (ad esempio da 72dpi a 150dpi) di un’immagine ricampionando l’immagine significa aumentare del doppio il numero di pixel. La grandezza in stampa non cambierà ma l’immagine avrà una densità di pixel maggiore.

Aumentando la risoluzione dell’immagine (da 72 a 150 dpi) senza ricampionare l’immagine, otterremo un’immagine in output con lo stesso numero di pixel dell’immagine in input ma con una densità (visibile solo in stampa) maggiore del doppio. Quindi l’immagine verrà stampata su uno spazio ridotto! (esattamente della metà)

Esercizio dimensione e risoluzione

Creare una nuova immagine 900×500 pixel, 24 bit per pixel.

  1. modificare il colore si fondo con “riempi”
  2. modificare la dimensione dell’immagine riducendo il numero di pixel dell’altezza a 300px
  3. modificare la risoluzione dell’immagine senza variare le dimensioni stampa dell’immagine a 150dpi
  4. aumentare lo spazio del piano su cui è poggiata l’immagine di 2 cm per lato
  5. modificare la dimensione in pixel dell’immagine variando la risoluzione, 100 dpi
  6. salvare nel formato proprietario di photoshop (PSD).